Storia della Cappella

STORIA DELLA CAPPELLA

A causa della limitatezza e frammentarietà delle fonti storiche più antiche, è difficile, stabilire a che punto del medioevo entrarono in attività i mansionari della cattedrale di Reggio, ovvero i chierici e i sacerdoti addetti al suo servizio. Si può comunque attestare che nell’anno 1058 appare assodata la presenza di un gruppo di cantori mansionari (quattro presbiteri) che salmodiavano soprattutto nei giorni feriali con il canto quotidiano del mattutino e della compieta. La compagine vocale dovette rivelarsi sempre più funzionale al canto e al culto tanto che nel 1188 il vescovo pro tempore la gratificò con l’assegnazione di alcuni benefici ecclesiastici. Dopo un vuoto documentale di due secoli, nel 1392 troviamo la schola cantorum in trattative col Capitolo dei canonici (dal quale essa dipendeva) per ottenere un miglior trattamento salariale. Nel 1532 una maggior prosperità delle casse capitolari, derivata soprattutto da un cospicuo lascito testamentale del notaio Giroldo Fiordibelli, determinò la fondazione di una vera e propria cappella musicale e la ridefinizione generale delle sue prestazioni. Ne scaturì tra l’altro un sostanziale aumento numerico dei sacerdoti cantori, da quattro a dieci unità; un ampliamento del repertorio (che spaziava dal genere monodico a quello polifonico) con quanto di meglio poteva offrire la musica sacra nel secolo XVI; un arricchimento dell’organico strumentale con una piccola dotazione di strumenti a fiato (in aggiunta all’organo già presente in cattedrale prima della metà del XV secolo): tre tromboni (1577) ai quali vennero associati i cornetti (1597). Sempre in quegli anni vennero adottati il violone e poi la viola, novità singolare e cronologicamente precoce rispetto alla prassi di altre cappelle musicali padane. Occorre inoltre rilevare l’attenzione del maestro di cappella all’ingaggio e alla faticosa educazione delle voci sopranili, emesse dai bambini e adolescenti, ai quali egli dedicava «del tempo del insegnar di cantare».

Man mano che prosegue lo scavo archivistico, il quadro dei maestri titolari diviene sempre più nitido e completo. Vi emergono, accanto a personaggi famosi o importanti, figure al momento minori, se non sconosciute, che tuttavia il progresso degli studi potrebbe un domani elevare a ranghi superiori. Tra i maestri di primissimo piano brillano i nomi di Marc’Antonio Ingegneri, Orazio Vecchi, Ludovico Grossi da Viadana e Giulio Belli, ai quali si sarebbe potuto aggiungere quello di Giovanni Giacomo Gastoldi, se il Capitolo lo avesse preferito ad un maestro locale. Non mancano alcune glorie reggiane che la musicologia dovrà, prima o poi, valorizzare: Arcangelo Cattania, Girolamo Carli, Aurelio Signoretti e Domenico Valla, detto il Fattorino. Esaminando le fonti appare evidente quanto fosse caro ai canonici il decoro del culto divino, tanto che nel 1602 dichiaravano di voler far sì che in cattedrale si cantasse e ufficiasse «al modo che si usa a Roma, come in S. Pietro, S. Gioani, e S. Maria Maggiore e S. Aloisio». Il richiamo del modello romano è la testimonianza del loro sincero anelito a una ars celebrandi esemplare e irreprensibile, conforme al dettato tridentino declinato nel centro della Cristianità.

Tra il XVIII e XIX secolo le contaminazioni provenienti dal teatro influenzarono in modo determinante la musica sacra: furono pian piano abbandonati i tradizionali repertori per dare spazio ad un linguaggio più vicino a quello operistico, i cui strumenti e organici erano cambiati ed ampliati. Per arginare o contrastare tale prassi furono redatti più documenti, sia ‒ ovviamente ‒ dalle autorità religiose, sia anche da quelle civili. Tali documenti, tuttavia, vennero praticamente disattesi. Il vescovo Vincenzo Manicardi, insediatosi nel 1886, affidò a Guglielmo Mattioli (1857-1924), noto compositore, ed a don Antonio Colli (1854-1927), rettore del seminario e direttore della annessa schola cantorum, la restaurazione del canto sacro secondo gli orientamenti del movimento ceciliano (cosiddetto in onore di santa Cecilia, patrona della musica). I due collaboratori, ferventi ceciliani, si adoperarono per il recupero del canto gregoriano e della polifonia antica. Anche altri compositori, direttori e organisti che prestarono servizio nella cattedrale di Reggio Emilia si mossero in questa direzione e diedero un contributo significativo: Pietro Melloni (1871-1937), Aurelio Barbieri (1895-1978), Alfredo Mamoli (1901-1980), don Savino Bonicelli (1903-1983), don Guerrino Orlandini (1915-2006) e da ultimo don Luigi Guglelmi (1945-1996), il quale cercò di tradurre in un linguaggio corrente le indicazioni del Concilio Vaticano II.

Maestri di cappella tra rinascimento e primo barocco

Giovanni Angelo Melli (1529-1530)
Francesco Calderini (1559-1570)
Stefano Francesco Fornarini (aprile/luglio 1570)
Marc’Antonio Ingegneri (agosto/settembre 1570)
Arcangelo Cattania (1570-1573)
Bartolomeo Spontoni (1573-1577)
Girolamo Carli (1577-1585)
Orazio Vecchi (gennaio/settembre 1586)
Girolamo Carli (1586-1587)
Giuseppe Giaroni (1588-1589)
Fiorenzo Franchi (1590-1591)
Gioseffo Gianni (1592-1593)
Girolamo Carli (1595-1602)
Pellegrino Valla (1593-1594) supplente
Ludovico Grossi da Viadana (1602)
Giulio Belli (1603)
Aurelio Signoretti (1603-1604)
Feliciano Caporizzi (aprile/luglio 1604)
Pompilio Pisanelli (1604-1606)
Aurelio Signoretti (1607-1631)

Organisti tra rinascimento e primo barocco

Fra Barnabeo (1464)
Bartolomeo Dell’Alpa (1465)
Francesco Rodani (1465)
Priore Ardizzoni (1466)
Matteo Del Fra (1466)
Marco Lanzi (1467)
Giovanni Zardoni (1489-1495)
Giovanni Dell’Organo (1505)
Vincenzo Allotti (1525-1528)
Girolamo Romani (1528-1529)
Antonio Sassi (1537)
Paolo Boccacci (1538)
Filippo Bacchini (1553-1554)
Gabriele Varini (1554-1575)
Ercole Serragli (1576-1604)
Fiorenzo Franchi (1590) supplente
Gioseffo Morenghi (1604)
Bernardino Zambelli (1604-1608)
Gabriele della Torre (1608)
Gioseffo Morenghi (1610-1614)
Giovanni Battista Crivelli (1614-1619)
Francesco Brodi (1619-1623)
Andrea da Carpi (1623-1626)
Ottavio Grandi (1627-1630)
Paolo Palladini (1631)

Organi

Organo di autore ignoto (ante 1460-1491)
Organo di Ambrogio Dell’Alpa (1491-1583)
Organo di Giulio Cipri (1583-1600)
Organo positivo di autore ignoto (1604-1611)
Organo di Baldassarre Malamini (1611)
Organo di Eugenio Bonazzi (1890)

Riferimenti bibliografici

Giancarlo Casali, La cappella musicale della Cattedrale di Reggio Emilia all’epoca di Aurelio Signoretti (1567-1631), «Rivista Italiana di Musicologia», vol. VIII, 1973, pp. 181-224

Sauro Rodolfi, Cenni storici sulla musica sacra nel territorio reggiano dal Concilio di Trento al Vaticano II, in Storia della Diocesi di Reggio-Emilia – Guastalla, vol. II, Brescia, Morcelliana, 2012, pp. 391-426

Sauro Rodolfi, Musica e musicisti nella cattedrale di Reggio nell’Emilia dal medioevo all’inizio del secolo XVII (1058-1614), in Vere Dignum. Liturgia, musica e apparati, Atti delle III giornate di studio sulla Cattedrale di Reggio Emilia (Reggio Emilia, 13-14 ottobre 2006), a cura di Cesarino Ruini, Bologna, Pàtron, 2014, pp. 147-307