«La comunità nasce quando i fedeli sono interiormente presenti, quando entrano in contatto reciproco e tutti partecipano dello spazio sacro» (Romano Guardini).
La raccomandazione di essere “interiormente presenti”, rappresenta quella condizione essenziale che fa di un’assemblea un reale soggetto che partecipa alla liturgia, superando la tentazione di essere semplici spettatori. Al cammino esteriore che ci ha permesso di recarci in Chiesa, occorre farne corrispondere uno interiore. La medesima raccomandazione la si può ritrovare nei Principi e Norme per l’uso del Messale Romano (OGMR) quando, parlando del canto d’ingresso, si afferma che tra le varie funzioni ad esso attribuite c’è quella di «favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività» (OGMR 25).
I brani scelti dal “Orgelbüchlein” (piccolo libro d’organo) e dalla famosa “Matthäus Passion” di J.S.Bach, affiancati da un essenziale sussidio che ne permetta la contestualizzazione e comprensione dei testi, può sicuramente rappresentare una preziosa occasione per introdurre lo spirito nel mistero del tempo liturgico che stiamo celebrando. Traiamo proprio dalle prime parole di questa imponente composizione – “Kommt” (venite), “Sehet ihn” (guardatelo) – l’invito a cogliere quest’opportunità di accostarci ad una composizione non solo per il gusto di ascoltare musica sacra, ma perché in essa sperimentiamo la portata spirituale che il medesimo compositore ha saputo trasmettere meditante la sua arte compositiva.
Da questo breve assaggio, proposto dal maestro Primo Iotti, insieme alla Cappella Musicale della Cattedrale, potrebbe nascere il desiderio di ascoltare l’intera Passione secondo Matteo di Bach, prevista prima di tutto non come semplice composizione d’ascolto in un programma da concerto ma, come a volte riportano i musicologi, preparazione alla Pasqua. Significativo soprattutto il suo legame con la liturgia, così come viene ricordato in un’analisi del filosofo Stefano Catucci «Essa nasce piuttosto dalla necessità di aderire a una specifica pratica di culto, alla sua tradizione e al suo effettivo percorso nella liturgia. La differenziazione espressiva e poetica tra implorazione (il coro iniziale e quello finale), narrazione (i recitativi e le parti figurate del coro), meditazione e preghiera (arie e corali) può essere correttamente intesa solo ove si tenga presente la sua originaria destinazione, ovvero il suo legame con la partecipazione dei fedeli ai riti di preparazione della Pasqua».
Il percorso musicale proposto si apre con il brano per organo “Wenn wir in höchsten Nöten sein” (quando siamo in gravi difficoltà). Già dalla I Domenica di Quaresima, ascoltando l’aria “Ich will dir mein Herze schenken” (io voglio donarti il mio cuore) si instaura una relazione in cui l’ascoltatore viene coinvolto in un dialogo personale nel quale l’ascolto si fa partecipazione e richiesta. Nella II Domenica l’ascolto ci fa approdare al Salmo 51 (cfr. Aria “Ist mein Herz”), la famosa richiesta di perdono del re Davide (il cui incipit dà il nome all’intero componimento poetico – miserere). La riuscita composizione di Pergolesi attirò l’attenzione di Bach, tanto da utilizzare questa musica per dar voce, con il canto, ad un testo che bene si addice al tempo quaresimale, tempo favorevole per la nostra conversione. Dalla Cantata in Re minore “Mein Gott, wie lang’, ach lange?” (Signore fino a quando?) BWV 155 ascoltiamo, nella III Domenica il duetto, “Du musst glauben, du musst hoffen”: un invito che ci viene rivolto affinché la nostra fede e speranza possano poggiarsi sulla consapevolezza che Cristo conosce fino in fondo il nostro camminare in tempi difficili. Tale invito alla speranza ci fa giungere poi alla Domenica detta “Laetare”, la IV di Quaresima, nella quale l’aria “Sanfte soll mein Todeskummer” (dall’Oratorio di Pasqua BWV 249 di Bach), facendoci immedesimare nel vissuto interiore dell’Apostolo Pietro, suggerisce al nostro cuore le parole fiduciose: “…le lacrime del mio dolore si asciugheranno dolcemente sulle mie gote”. Nella V Domenica di Quaresima l’aria del contralto “Erbarme dich, mein Gott” (Abbi pietà di me, mio Dio) conclude il cammino di ascolto in preparazione alla Pasqua, invocando il gesto che Dio compie, soprattutto all’inizio del Libro dell’Esodo (testo proposto come meditazione quasi continua dalla Liturgia delle Ore del tempo di Quaresima) descritto con le parole “ho osservato la miseria del mio popolo…ho udito il suo grido…sono sceso per liberarlo…” (cfr. Es 3,7-8). Meditando queste azioni di Dio siamo invitati, con l’ascolto di quest’aria tratta dalla Passione secondo Matteo, ad elevare la nostra invocazione: “guarda quaggiù”.
A questi vari ascolti si alternano brani d’organo tratti dal famoso Orgelbüchlein di Bach nel quale il compositore ancora una volta esprime il suo primario riferimento a Dio, con l’aggiunta dell’attenzione didattica rivolta a quanti si cimentano nello studio di questo strumento musicale liturgico: “all’Altissimo Iddio solo per onorarlo e al prossimo affinché si istruisca”. Avendo previsto in questa raccolta una serie di composizioni per tutto l’Anno Liturgico ma non avendo avuto modo di completare tale progetto, abbiamo comunque la possibilità di ascoltare i brani proposti per le domeniche di Quaresima: “O Mensch, bewein’ dein Sünde gross” (O uomo, piangi profondamente per il tuo peccato); “Ich ruf’ zu dir, Herr Jesu Christ” (Ti chiamo, Signore Gesù Cristo); “Wer nur lieben Gott läβt Walten” (Chi ama solo Dio si lascia governare). A questi si aggiungono: “Erstanden ist der heilig Christ” (Il santo cristiano è risorto) e “Christ lag in Todesbanden” (Cristo giaceva nei legami della morte), dalla medesima raccolta ma per il Tempo di Pasqua.
Come è stato ricordato precedentemente, se tra le funzioni del canto introitale (canto d’ingresso) ritroviamo quella di proporre un cammino interiore che permetta ai fedeli di sentirsi “comunità che celebra”, questo spazio d’ascolto, che introduce la Celebrazione Eucaristica nelle cinque Domeniche di Quaresima (insieme a quella di Pasqua e Pentecoste), rappresenta un prezioso contributo spirituale.
Don Matteo Bondavalli
Ufficio Liturgico Diocesano